Uno studio storico sulla danza, e in particolare sulla sua rappresentabilità in immagini, dovrebbe prendere le mosse da un tentativo di dare una definizione, sia pure arbitraria e generica, di cos’è la danza, così da disporre di un parametro di riferimento che consenta di distinguere le rappresentazioni della danza all’interno del complesso dei segni con i quali un determinato codice figurativo rappresenta, più in generale, il movimento. Una definizione di base, generalmente accettata, è quella formulata dagli studiosi di etnocoreologia, ovvero da quegli etnografi che si occupano specificamente di danza : a differenza delle attività motorie ordinarie, la danza può essere definita come un « comportamento umano composto da sequenze di movimenti intenzionali, culturalmente strutturate e ritmicamente scandite, aventi un valore estetico riconosciuto dal gruppo di appartenenza » (la definizione è di Judith Lynne Hanna). Perché un movimento intenzionale e ordinato sia danza, è necessario che esso eserciti inoltre un’efficacia comunicativa attraverso un codice non-verbale.
Ma cosa ne pensavano i Greci ? Nella Poetica, trattando degli strumenti espressivi che i vari generi artistici hanno a propria disposizione, Aristotele indica [...]
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